Life Cycle Assessment

da | 26, Ago 2019 | Ambiente

Le analisi di tipo LCA (Life Cycle Assessment – Valutazione del ciclo di vita) costituiscono oggi uno degli strumenti più potenti ed efficaci per individuare e ridurre gli impatti ambientali associati a prodotti e servizi.

Un LCA identifica gli impatti ambientali lungo l’intero ciclo di vita di un prodotto/servizio, dall’estrazione delle materie prime fino al trattamento di fine vita (riciclo, riuso, discarica), attraverso le fasi intermedie della produzione, del trasporto, della distribuzione e dell’utilizzo (con un approccio “from cradle to grave”, cioè “dalla culla alla tomba”).

Lo scopo ultimo di tale metodologia è quello contribuire, con dati quantitativi affidabili e verificabili, ad indirizzare le scelte dei decisori (uomini politici, imprenditori, fruitori di beni e servizi) verso soluzioni che riducano gli impatti ambientali, nel tentativo di disaccoppiare, per quanto possibile, la crescita del tenore di vita dal deterioramento degli ecosistemi. Alcuni possibili usi dei risultati di studi LCA, quali le etichettature ecologiche, si configurano quali modalità indirette, mediate dai meccanismi di mercato, per il perseguimento della stessa finalità.

A livello internazionale, la codifica più diffusa e autorevole delle metodologie per condurre un LCA è data dalle norme ISO 14040 e ISO 14044.

La ISO 14040 esplicita i principi ed il quadro di riferimento per effettuare un LCA, ma non descrive in dettaglio la tecnica di valutazione del ciclo di vita e non specifica metodologie per le singole fasi di un LCA, che sono invece fornite dalla ISO 14044.

Le due norme citate prevedono che un LCA si articoli in quattro fasi, in un processo iterativo nel quale gli esiti di ciascuna fase possono condurre a riesaminare i risultati delle altre:

  • definizione dell’obiettivo e del campo di applicazione;
  • analisi dell’inventario (LCI – Life Cycle Inventory);
  • valutazione degli impatti (LCIA – Life Cycle Impact Assessment);
  • intrpretazione.

Quella del “goal and scope definition” è la fase preliminare in cui vengono stabiliti le finalità, i confini del sistema oggetto di studio, i requisiti di affidabilità dei dati, le assunzioni e i limiti. Il campo di applicazione di un LCA, il livello di dettaglio, la scelta delle ipotesi di lavoro, possono dipendere anche significativamente dalle finalità dello studio (tipicamente riconducibili a ricerca e sviluppo, comunicazione ambientale ed etichettatura ecologica, progettazione ecocompatibile, supporto agli obiettivi di miglioramento continuo dei sistemi di gestione ambientale).

Durante la fase di analisi dell’inventario del ciclo di vita (LCI) viene costruito l’“inventario” dei flussi di materia ed energia in ingresso e in uscita dalle operazioni unitarie in cui può essere scomposto il sistema da studiare.

La fase della valutazione dell’impatto del ciclo di vita (LCIA) ha lo scopo di valutare i risultati della precedente fase LCI, evidenziando le conseguenze dei rilasci nell’ambiente e dei consumi di risorse, in modo da giungere a una migliore comprensione del loro significato ambientale.

L’interpretazione del ciclo di vita è lo step finale di un LCA, nella quale i risultati delle fasi precedenti sono riepilogati e discussi, conformemente alla definizione dell’obiettivo e del campo di applicazione, come base per conclusioni, raccomandazioni e decisioni.

La metodologia LCA presenta numerosi vantaggi, che ne hanno decretato un crescente successo:

  • permette di gestire, in un quadro razionale, una mole rilevante di dati e di informazioni ambientali, consentendo un elevato grado di dettaglio delle analisi;
  • evita lo “spostamento” di un problema da una fase all’altra del ciclo di vita di un prodotto/servizio (possibile, invece, qualora singoli processi siano analizzati separatamente); infatti, “una singola operazione industriale si può rendere più efficiente, o più “pulita”, a spese di altre, semplicemente trasferendo l’inquinamento nello spazio o nel tempo, trascurando il fatto che i benefici ottenuti localmente possono essere controbilanciati dai problemi che di conseguenza si generano altrove (o più avanti nel tempo), con il risultato finale di non ottenere nessun reale miglioramento o addirittura di peggiorare il bilancio complessivo”;
  • evita altresì lo “spostamento” di problemi da una categoria di impatto ad un’altra (ad esempio, l’uso di biocarburanti riduce le emissioni di biossido di carbonio ma può avere ripercussioni negative sulla biodiversità nelle aree in cui sono coltivate le specie vegetali da cui i biocarburanti sono ricavati).

Le norme ISO in particolare, inoltre, hanno permesso la standardizzazione delle procedure, mantenendo solide basi scientifiche, favorendone in tal modo la diffusione.

L’analisi di tipo LCA, strumento operativo di quello che viene definito Life Cycle Thinking, costituisce il fondamento scientifico attualmente alla base di numerose iniziative, che spaziano dalla normazione ambientale (soprattutto in ambito comunitario) a varie forme di etichettatura ecologica (ad esempio, Ecolabel ed EPD).

L’approccio LCA è stato da tempo posto alla base delle politiche ambientali dell’Unione Europea. Pur senza fornire ulteriori dettagli, non necessari in questa sede, una semplice elencazione di alcuni dei più significativi atti normativi comunitari che assumono l’analisi LCA quale fondamento metodologico, fornisce una chiara indicazione dell’importanza assunta dalla valutazione del ciclo di vita:

  • Direttiva 2002/95/CE (Direttiva RoHS – Restrizione dell’uso di sostanze pericolose nelle apparecchiature elettriche ed elettroniche)
  • Direttiva 2002/96/CE (Direttiva RAEE – Rifiuti di apparecchi elettrici ed elettronici)
  • Direttiva 2008/98/CE (Direttiva quadro sui rifiuti)
  • Direttiva 2008/1/CE (Direttivs IPPC – Prevenzione e riduzione integrate dell’inquinamento)
  • Direttiva 2009/125/CE (Ecodesign)

(Articolo redatto da Luca A. Leonardi – BVI S.p.A.)

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